Ennesima
occasione sprecata dai partiti per dare un segnale positivo ai cittadini. Nel
giorno in cui il Senato nega l’arresto per il senatore Pdl De Gregorio (coinvolto
nel caso Lavitola) e in cui Formigoni viene salvato dalla Lega, la Camera vota
per i nuovi commissari dell’Agcom.
Da settimane
spopolava su internet –e in particolare su Twitter con il #Quinta4president- la
petizione che mirava alla candidatura di Stefano Quintarelli, uno dei padri
dell’internet commerciale italiano, profondo conoscitore del web e universalmente
approvato per la sua indipendenza dai partiti, motivo per cui, probabilmente,
ha perso la poltrona.
Alcuni partiti
(Idv, Fli e Api) hanno colto la palla al balzo e hanno portato avanti la
candidatura, mentre i grandi Pd e Pdl proponevano i loro campioni e
assicuravano di ascoltare le opinioni dei partiti minori.
In realtà hanno
ascoltato solo l’Udc e, con un accordo dell’ultimo minuto, hanno votato per i
loro uomini tagliando fuori Quintarelli e tutte le speranze dei suo
sostenitori.
Si perché in un
paese in cui la libertà di informazione è a livelli imbarazzanti (siamo
classificati come: parzialmente liberi) visto che in classifica siamo appena
sopra il Benin, la gente iniziava a credere che, visti i recenti risultati
elettorali, dove hanno vinto l’astensionismo e –come dicono loro- “l’antipolitica”,
i nostri politici avrebbero mandato un segnale di cambiamento e svolta. E invece
no.
Facendo un
bilancio della giornata di un Italia allo sbaraglio, possiamo constatare che,
ancora una volta, chi è più competente arriva ultimo (Quintarelli: 15 voti) e
chi è più furbo o ammanicato vince.
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