mercoledì 6 giugno 2012

#Quinta4president


Ennesima occasione sprecata dai partiti per dare un segnale positivo ai cittadini. Nel giorno in cui il Senato nega l’arresto per il senatore Pdl De Gregorio (coinvolto nel caso Lavitola) e in cui Formigoni viene salvato dalla Lega, la Camera vota per i nuovi commissari dell’Agcom.
Da settimane spopolava su internet –e in particolare su Twitter con il #Quinta4president- la petizione che mirava alla candidatura di Stefano Quintarelli, uno dei padri dell’internet commerciale italiano, profondo conoscitore del web e universalmente approvato per la sua indipendenza dai partiti, motivo per cui, probabilmente, ha perso la poltrona.
Alcuni partiti (Idv, Fli e Api) hanno colto la palla al balzo e hanno portato avanti la candidatura, mentre i grandi Pd e Pdl proponevano i loro campioni e assicuravano di ascoltare le opinioni dei partiti minori.
In realtà hanno ascoltato solo l’Udc e, con un accordo dell’ultimo minuto, hanno votato per i loro uomini tagliando fuori Quintarelli e tutte le speranze dei suo sostenitori.
Si perché in un paese in cui la libertà di informazione è a livelli imbarazzanti (siamo classificati come: parzialmente liberi) visto che in classifica siamo appena sopra il Benin, la gente iniziava a credere che, visti i recenti risultati elettorali, dove hanno vinto l’astensionismo e –come dicono loro- “l’antipolitica”, i nostri politici avrebbero mandato un segnale di cambiamento e svolta. E invece no.
Facendo un bilancio della giornata di un Italia allo sbaraglio, possiamo constatare che, ancora una volta, chi è più competente arriva ultimo (Quintarelli: 15 voti) e chi è più furbo o ammanicato vince.

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