Ce n’é per tutti
i gusti, davvero un’ampissima scelta.
Andiamo con
ordine. Partiamo con la sinistra.
La sinistra e il
Pd sono spaccati tra correnti e candidati pronti al voto, ognuno con le sue idee e i
suoi principi. Tra l’incapacità di Bersani di essere un leader, di riconoscere
la crisi interna ed esterna al partito e di fare una seria opposizione, un
Nichi Vendola che appare e scompare senza un chiaro obbiettivo e un Matteo
Renzi bersagliato dai colleghi che lo insultano (dandogli del semplice
portaborse) e dai giornali che lo inseriscono nei complotti della destra, in
combutta con Berlusconi. Lui però, sorride e va avanti.
Passiamo al
centro.
Casini e Udc
sono in balia del vento, e a loro va benissimo così. Si spostano a seconda di
come tira l’aria. Fino a qualche tempo fa con Berlusconi andava bene e lì
restavano. E’ invece di qualche giorno fa la notizia di una probabile alleanza
con la sinistra riformista, guarda caso proprio quando il Pdl affonda nei
sondaggi mentre “l’opposizione”, a stento, regge. Della serie: se non puoi
convincerli, confondili.
Probabilmente l’Udc
non ha nemmeno un programma politico, o forse ne ha tanti, completamente
diversi e intercambiabili a seconda delle situazioni. Ma non è ancora detta l’ultima
parola, con la ridiscesa in campo del Cavaliere magari ci ripensano.
Ma ora viene il
bello: la destra.
La Lega pareva
essere devastata dagli scandali in casa Bossi. Nonostante tutto Umberto Bossi è
ancora lì, ma come se non bastasse lo fanno ancora parlare ai comizi. Il popolo
della Lega dev’essere veramente confuso, o cieco.
I paladini del
popolo lombardo, come in una travagliata storia d’amore, sono tornati a
braccetto con il Pdl proprio qualche giorno fa bloccando i tagli ai
parlamentari. Insomma un tira e molla degno dei libri di Moccia.
Parlando di Pdl
non si può non parlare di rinnovamento. E che rinnovamento!
Fino a qualche
settimana fa Alfano parlava di volto nuovo per il partito, una nuova forza
politica al servizio degli italiani. Poi arrivano le pazze idee di Berlusconi, che
Libero interpreta come: Gerry Scotti premier (qualcuno faccia tacere Belpietro).
Ma ecco che il Cavaliere, dopo mesi dietro le quinte, torna rampante e
gagliardo. Torna per riprendere le redini del deragliante Pdl (e magari dell’Italia),
per –e cito- “portare innovazione nel partito, aprire ai giovani”. Lo dice lui
dai suoi quasi 80 anni e dalla sua ventennale esperienza politica affiancato
dai soliti Alfano, Santanchè, Gasparri e Letta, ma magari ora apre le porte
alle giovani di Arcore.
Ma c’è da
preoccuparsi. Perché Mr. B. ha studiato Grillo (e non Cicerone) per carpire al
meglio la sua arte oratoria e politica. Di male in peggio.
Non possiamo
dimenticarci certamente di Formigoni. Il presidente che proprio l’altro giorno
esponeva il suo ritratto (“Nella destra teneva sette stelle” by Doriano
Scazzosi), dal volto sofferente e ispirato, al Pirellone e che, proprio oggi,
pare essere tra gli indagati nell’inchiesta sulla sanità. Lui dice di non
saperne nulla. Ma, d’altronde, lui non sapeva niente neanche di Daccò, del suo
assessore Antonio Simone e della fondazione Maugeri. Un invito spensierato
diretto al Presidente della Regione è quello di informarsi un po’ su chi ha
attorno e sui soldi che si trova nelle tasche. Ma tranquilli, non si dimette
mica.
Infine non va
trascurato il Movimento a 5 Stelle e il fenomeno Grillo. Tra il parmigiano
Pizzarotti impantanato nella formazione della sua giunta (tra dietrofront e
dimissioni) e i sondaggi che vedono il M5s in costante aumento, i soliti
politici non risparmiano i commenti sull’antipolitica (anche se sono proprio
loro a fomentarla).
In mezzo a tutte
queste correnti ci sono gli indefiniti moderati che, come la bella del paese,
sono corteggiati da tutti.
In conclusione, ce
n’é per tutti i gusti. A parte forse per quelli che, in mezzo a questo fenomeno
da baraccone che chiamano politica, vorrebbero qualcosa di serio e di diverso
da ciò che ci hanno abituato a vedere in questi anni.
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