venerdì 1 giugno 2012

La parata non s'ha da fare, nè domani, nè mai!

Sono partite e continuano da giorni le polemiche e le mobilitazioni contro lo svolgimento della parata del 2 giugno.
Su Twitter infuria il #no2giugno i cui sostenitori vorrebbero che le spese per i festeggiamenti vengano indirizzate ai terremotati, visto che non c’è nulla da festeggiare. Giusta obiezione. In un momento di crisi economica e con una calamità naturale di tale portata (non si capisce se sia finita o no) celebrare la festa della Repubblica con la solita parata militare pare proprio uno spreco bello e buono. Per qualcun altro è un guadagno bello e buono, ma questo è un altro discorso.
La politica si mobilita, da desta a sinistra a favore della mobilitazione. Pensare che anche in area cattolica c’era chi avrebbe voluto annullare la visita del Papa per la manifestazione a Milano, per dare un segnale di moderazione in quanto a spese.
Il Governo ha deciso di portala comunque a compimento, ma con sobrietà. Infatti, a fronte dei 10 milioni spesi solitamente, si stima che ne verranno spesi “solo” tra i 2,3 e i 2,8 milioni. E’ solo una stima perché non ci è dato sapere la cifra esatta.
Anche Napolitano ha sottolineato che il 66° anniversario verrà portato avanti con misura e sarà dedicata ai terremotati affermando che “Lo celebreremo perché la Repubblica deve dare conferma della sua vitalità, forza democratica,serenità e fermezza con cui affronta le sfide". E per fare questo fa marciare i suoi soldati?
Ma questa è solo la superficie del problema, il vero problema è un altro. Quei soldi ormai sono già quasi tutti spesi, la parata era già stata decisa (per ovvie ragioni organizzative) da tempo, quindi quei soldi non potrebbero essere reindirizzati altrove, come molti vorrebbero.
Il problema è, appunto, un altro. Ed è l’attaccamento ad una tradizione morta, priva di significato, carica di falsa retorica e piena di sentimentalismi d’altri tempi.
Penso che, come me, la maggioranza dei giovani non ci veda niente. Nulla di patriottico, di celebrativo e men che meno di utile nella parata. Va da sé che nessuno possa sentire la “vitalità” e la “forza democratica” in essa e di certo, in un momento come questo, non ci si può aspettare che la popolazione l’accetti.
Ora, escludendo gli amanti della parata –alcuni dei quali hanno un che hanno un che di fanatico- e i sentimentalismi legati alla situazione di questi giorni –sia per la crisi che per il terremoto-, bisogna capire che una manifestazione del genere è obsoleta.
Non sarebbe più sensato rieducare al senso di Repubblica e, magari, trovare altri modi (più democratici) per celebrarla invece che far vedere quanto sono belli e forti i carri armati italiani?

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