Dopo anni di
politica stagnante pare prospettarsi all’orizzonte quello che i più coraggiosi
chiamano cambiamento. L’emblema è la vittoria del nuovo primo cittadino
(e non semplicemente “sindaco”) di Parma, Pizzarotti.
Che vi sia un
fermento nuovo, nonostante l’affluenza decisamente bassa, è visibile a tutti.
Un Pdl sconfitto che rimane con le briciole, i candidati del centrosinistra (e
non il Pd, come a qualcuno piace pensare) ne escono vincenti ma con
l’incapacità di negare che il vero successo è del M5S, che fa un entrata
trionfale in politica apprestandosi a prendere il posto di un partito come la
Lega (devastata dagli scandali in casa Bossi). Ma il segnale che i votanti,
anche se pochi, siano stanchi dei soliti noti, lo si vede anche dai risultati
ottenuti da liste civiche e dagli schieramenti non identificabili con i grossi
partiti di sempre.
Siamo a una
svolta? Forse. Ne saremmo certi se le affluenze fossero state maggiori e se,
veramente, la maggioranza della popolazione avesse preso parte al processo
elettorale. E’ comunque un inizio o, come Pizzarotti l’ha definito, “un punto
nella storia dell’Italia”. Ce l’hanno messo loro, adesso è ora di andare a
capo.
Ma il bello
viene con il post-ballottaggi. Tra prese di posizione, smentite, elogi,
minimizzazioni varie e battibecchi, ciò che ha fatto più notizia è lo scambio
di battute tra Grillo e Bersani.
Il primo, preso
dal trionfo, ha sparato a zero su tutti, soprattutto sul segretario del Pd. Per
festeggiare la vittoria (che, tra l’altro, non è sua ma del Movimento e dei
suoi candidati) ha dato prova delle sue qualità di leader e oratore,
regalandoci un esempio di discorso “politico” di rara volgarità e bassezza.
Sono comunque propenso a dargli ragione quando dice “Non siamo il terzo partito
d’Italia ma il primo movimento popolare d’Europa”, lo si è visto nei risultati
di Parma, e non solo.
Dall’altra
parte, il secondo, dopo aver sottolineato la “vittoria senza se e senza ma” seguendo
il “Prima i Comuni, poi l’Italia” (tutto secondo il suo punto di vista che,
penso, sia ben lontano da quello degli elettori annunciato dopo i risultati al
primo turno), ha risposto dicendo a Grillo che non basta bestemmiare più degli
altri e chiedendogli di dire qualcosa di preciso per il Paese.
Poi, con quella
sua parlata e il suo fare tipico piacentino, Bersani a concluso come solo lui
poteva fare: “Beppe, stai sereno!”.
E noi, dovremmo
esserlo? E’ ancora tutto da vedere, tutto ancora da fare. Ma mi piace credere
che, nella vecchia e stanca Italia, forse qualcosa stia cambiando.
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